Venerdì 29 Marzo 2024

La replica di Angelina Manca alla sentenza di Viterbo
di Lorenzo Baldo
La notizia rimbalza subito sui siti di Viterbo: 5 anni e quattro mesi per la cinquantenne romana Monica Mileti ritenuta colpevole della morte per overdose di Attilio Manca, 18mila euro di multa e interdizione perpetua dai pubblici uffici. La Procura aveva chiesto 4 anni e mezzo e 35mila euro di multa. Il caso è chiuso. Presumibilmente già da un pezzo. Di fatto il 23 ottobre del 2014 la famiglia di Attilio Manca era stata estromessa da questo processo in quanto il reato di “omicidio colposo”, attribuito a Monica Mileti, era caduto in prescrizione, mentre lo “spaccio di sostanze stupefacenti” – l’altro reato per la quale la donna veniva processata – a parere del giudice monocratico, non aveva determinato danni alla famiglia del congiunto deceduto.
Probabilmente ha ragione Angelina Manca: oggi è una liberazione. “Oggi è un giorno di LIBERAZIONE – scrive sulla sua pagina facebook questa donna indomita dopo aver appreso la sentenza di condanna nei confronti della Mileti al processo per la morte del proprio figlio –. Finalmente, dopo 13 anni di umiliazioni, di verità nascoste e negate, di ricostruzioni fantasiose, possiamo dire che è finita: ci siamo liberati della Procura di Viterbo”. Cosa si può replicare a questa madre-coraggio di fronte ad un giudizio – a dir poco assurdo – che sancisce la morte per droga di Attilio Manca condannando Monica Mileti, quale unica imputata? Tornano in mente le parole dell’ex sostituto procuratore generale di Messina, Marcello Minasi scritte sulla sua pagina facebook un paio di mesi fa. “Su Manca la verità non verrà mai fuori: è un episodio della 'trattativa di Stato', su cui il grande spregiudicato Napolitano si è giocato il tutto per tutto per stendere un velo. Se fosse necessario sarebbero capaci di uccidere di nuovo come hanno fatto con il povero Attilio Manca. Non li sottovalutiamo, son delinquenti non migliori dei mafiosi, solo più ipocriti”. Nessuna sorpresa, per questo esito, ma solo tanta amarezza per una giustizia mancata. D’altro canto la requisitoria del pm Paolo Auriemma aveva plasticamente anticipato il verdetto odierno: Attilio Manca è morto per droga, nessun omicidio, le piste alternative di mafia e Servizi sono solamente “ipotesi fantasiose”.

La consapevolezza di una madre

“Anche se me lo aspettavo – scrive Angelina Mancaho una grande amarezza nel cuore, la procura di Viterbo ha sempre sostenuto l'accusa nei confronti di Attilio ed oggi, con questa sentenza, lo ha ucciso per la seconda volta, cercando di togliergli anche la dignità di UOMO e la serietà di professionista serio manca attilio angelae stimato. La Procura di Viterbo ha preferito prendere per buone le dichiarazioni di Ugo Manca e dei barcellonesi a lui vicini, con i quali ci sono state frenetiche telefonate dopo la morte di Attilio, e non ha tenuto in considerazione le dichiarazioni dei suoi amici e colleghi laziali, con alcuni dei quali, come con il prof. Ronzoni o con il dottor De Vecchis, c'era una frequenza ed un'amicizia decennale”. La madre del giovane urologo barcellonese ricorda che Attilio è partito per Roma all'età di 18 anni, “gli accusatori barcellonesi di mio figlio – sottolinea amaramente – sono gli stessi che, sentiti dalla polizia giorni dopo la sua morte, hanno dichiarato che Attilio non aveva mai fatto uso di droga, per poi cambiare versione e ritrattare non appena si è parlato di delitto di mafia legato al tumore alla prostata di Bernardo Provenzano”. “In questi anni – continua Angelina – abbiamo assistito ad insabbiamenti e ad esibizioni di prove false che per noi hanno rappresentato dei depistaggi, siamo stati estromessi dal processo, non sono stati tenute in considerazione le dichiarazioni di 4 pentiti che collegano l'uccisione di Attilio al tumore alla prostata di Provenzano.
Adesso ripongo fiducia e speranza nel Procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, cheha aperto un fascicolo per omicidio, anche se a carico di ignoti, in base alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia”. La conclusione dello scritto di Angelina Manca tratteggia ulteriormente la grandezza di questa donna e della sua famiglia: fiducia, speranza, e soprattutto tanta determinazione a continuare a lottare. “Sono fiduciosa perché la verità su Attilio è già alla luce del sole, per comprendere che non è morto per overdose basta solo guardare quelle foto scattate dalla polizia scientifica subito dopo il ritrovamento del suo corpo”. Proprio su questo specifico punto alcuni mesi fa il giornalista e scrittore, Saverio Lodato, si era espresso con altrettanta fermezza scrivendo che, prima o poi, sarebbe stato introdotto “il divieto di ‘fotografare il morto’, di lasciare a futura memoria l’immagine dello scempio di chi si è accanito, di documentare gli effetti delle torture di uomini su altri uomini, perché il Potere non può più concedersi il lusso di essere clamorosamente smentito nelle sue versioni ufficiali, imbastite sulla menzogna e nel categorico rifiuto di prendere atto della verità”.
“Io e la mia famiglia non ci arrenderemo mai – conclude Angelina –, anzi da oggi continueremo a lottare con ancora più forza, sperando di poter vedere quel giorno in cui al nostro amato Attilio sia del tutto restituita quella dignità di Uomo e di professionista serio e stimato quale lui era”.

Tratto da: antimafiaduemila.com

0
0
0
s2smodern