di Lorenzo Baldo
L’analisi del tossicologo bolognese sulle conclusioni della Commissione antimafia
“Le mie sono considerazioni generali prima di analizzare i singoli punti illustrati dalla relazione di maggioranza della Commissione”. Esordisce così il dott. Salvatore Giancane, medico tossicologo che coordina il Ser.T di Bologna, nonché professore a contratto della Scuola di specializzazione in psichiatria, mentre si accinge ad esaminare alcuni stralci delle considerazioni della Commissione antimafia presieduta da Rosy Bindi sul caso Manca. “Occorre sottolineare che la relazione si sofferma sui dettagli ma, ancora una volta, manca qualsiasi ricostruzione ragionevole e verosimile della dinamica della presunta overdose accidentale”. Uno dopo l’altro vengono quindi analizzati alcuni punti della relazione, nello specifico quelli legati prettamente all’aspetto medico del caso.
“I segni delle punture rinvenute nel braccio sinistro non sono in assoluto incompatibili con il mancinismo di Manca - scrive la Commissione antimafia -. Non stupisce che un medico possa egualmente, data la manualità acquisita, effettuarsi un’iniezione con qualunque mano indifferentemente. Soprattutto se sorretto dall’uso di uno specchio, come sembra accaduto nel caso di Manca (l’iniezione cadutagli dalle mani è stata ritrovata quasi in corrispondenza con lo specchio del bagno), e se si considera anche la non remota possibilità che il dottor Manca abbia inteso deliberatamente inocularsi al polso sinistro, cioè proprio dove portava l’orologio al fine di celare facilmente i segni di agopuntura”.
“Si tratta di uno dei punti più difficili da accettare - replica di getto il dott. Giancane -. Secondo la Commissione non sarebbe inverosimile che Manca si sia iniettato eroina avvalendosi di uno specchio e questo non una, ma addirittura due volte. Quindi la Commissione ritiene che una persona che si sia già iniettata una prima dose sia in possesso della manualità sufficiente e della determinazione per compiere una manovra complessa. Non basta, avrebbe fatto ciò probabilmente indossando addirittura dei guanti di lattice (e non si comprende perché), che rendono ancora più difficile la manovra, visto che sulle due siringhe utilizzate non ci sono impronte digitali. Quindi una manovra complessa, contraria al proprio mancinismo, utilizzando uno specchio, sotto effetto di eroina ed indossando dei guanti di lattice”. “Appare sinceramente inverosimile - sottolinea di seguito - che alla Commissione tutto ciò sembri compatibile con un comportamento ordinario, così come lascia oltremodo perplessi l’assoluta non menzione della mancanza di impronte digitali sulle due siringhe. A ciò si aggiunga che solo uno dei fori di iniezione è situato nel terzo inferiore dell’avambraccio sinistro, mentre l’altro non poteva essere in alcun modo occultato dall’orologio. Perché quindi Manca avrebbe effettuato anche questo secondo foro a sinistra? In ultimo, per quale motivo Manca avrebbe avuto bisogno di occultare i fori di iniezione sotto l’orologio durante il mese di febbraio, quando si indossa abbigliamento con le maniche lunghe? I tossicodipendenti utilizzano stratagemmi di questo tipo per coprire i fori solo ed esclusivamente durante i mesi estivi. Lascia stupiti anche la nessuna menzione riguardo all’assenza di segni di venopuntura pregressi, che costituisce una delle maggiori stranezze: la Commissione non ci spiega perché un tossicodipendente non presenta altri segni di iniezione se non quelli che ne hanno procurato il decesso”.
Arriviamo quindi al punto che riguarda le siringhe trovate chiuse con il tappo di protezione, la Commissione sostiene che “possono deporre proprio per l’autoinoculazione. Si potrebbe sostenere che Manca non solo era portato per mestiere con un gesto quasi automatico a chiuderle prima di gettarle, ma aveva tutto l’interesse a non lasciare tracce nella sua abitazione frequentata da più persone. Anzi, potrebbe apparire inverosimile che l’eventuale aggressore avesse chiuso le siringhe e per di più diversificandone il luogo di ritrovamento, così rendendo meno spettacolare e meno evidente l’uso di ben due iniezioni di eroina e dunque l’overdose. La mancanza di laccio emostatico, inoltre, potrebbe ben giustificarsi con la manualità del medico o eventualmente con l’esperienza dell’abituale assuntore di stupefacenti”.
“Gli argomenti utilizzati nel secondo punto risultano offensivi della memoria del giovane medico e della sua indiscussa professionalità - evidenzia il tossicologo bolognese -, lì dove viene affermato che Manca era abituato, per mestiere, a re-incappucciare la siringa prima di smaltirla. Quindi Manca sarebbe stato ‘abituato’ a fare qualcosa di tecnicamente deprecabile, ovvero riposizionare il tappo salva ago sulla siringa, pratica interdetta ormai da alcuni decenni non solo dai medici, ma anche dagli infermieri. Le siringhe vengono normalmente smaltite senza riposizionare il tappo in contenitori rigidi appositi, specie in una sala operatoria e riposizionare il tappo salva ago non fa parte delle abitudini di un medico con un minimo di professionalità. E a Manca, a guardare il curriculum e le opinioni dei colleghi, la professionalità non mancava”.
La possibilità che Attilio Manca potesse saper dosare l’eroina e quindi potesse evitare l’overdose, è per la Commissione antimafia un argomento “privo di portata probatoria. La dose mortale dipende non tanto da una quantità letale in assoluto ma da una quantità letale in relazione al singolo, nonché alla qualità dello stupefacente. Dato lo stato di overdose, può anche ritenersi verosimile che Manca abbia fatto uso della seconda dose di eroina proprio nella fase di obnubilamento o di euforia dovuta alla prima somministrazione”.
“L’autosomministrazione di due dosi consecutive di eroina è un evento assai insolito - sottolinea Giancane con convinzione -. L’eroina, è noto, non presenta il fenomeno del ‘redosing’, in virtù della sua lunga durata d’azione e della soddisfazione (della durata di alcune ore) che segue la sua assunzione. Il redosing, al contrario, è tipico delle sostanze a breve durata d’azione (come la cocaina). L’unico motivo che può giustificare l’assunzione di una seconda dose di eroina dopo poco tempo dalla prima è la scarsa qualità della sostanza assunta e non sarebbe questo il caso, visto che si è dimostrata abbastanza potente da essere mortale. Secondo la commissione Manca avrebbe assunto al seconda dose in condizioni di ‘obnubilamento’ e quindi di soddisfazione. Con l’eroina, nella mia trentennale esperienza, ciò non avviene mai. Questa modalità non è semplicemente compatibile con le dinamiche comportamentali che derivano dall’effetto stesso della sostanza”. “Sempre secondo le motivazioni della Commissione - continua -, non solo Manca si sarebbe iniettato una seconda dose in condizioni di ‘obnubilamento’, ma l’avrebbe fatto davanti ad uno specchio, con la mano sbagliata e senza lasciare impronte digitali sulla siringa utilizzata, che avrebbe re-incappucciato. Avremmo quindi un eroinomane che, benché obnubilato (quindi soddisfatto), si inietta una seconda dose. L’obnubilamento, per di più, sarebbe tale da fargli prendere questa decisione insolita, ma non comprometterebbe in alcun modo la sua manualità nell’esecuzione di un compito complesso ed oggettivamente difficile, effettuato allo specchio. Dopo questa seconda dose conserverebbe anche la manualità necessaria per riposizionare il tappo salva ago sulla siringa”.
Certo è che per la Commissione antimafia, “un’analisi attenta della fotografia, anche attraverso un attraverso il posizionamento delle narici, che la piramide nasale è perfettamente in asse”. Nella relazione di maggioranza si legge infatti che quella deviazione “è soltanto un effetto ottico causato dalle macchie di sangue e dal loro coagulo - sangue collegato a edema polmonare -. Fermo restando che l’eventuale deformità della piramide potrebbe, in ipotesi, essere giustificata con la compressione del naso per diverse ore sul materasso (Manca, infatti, è stato trovato, riverso sul materasso). Se si guardano le altre fotografie scattate sia nell’appartamento sia l’indomani, durante l’esame autoptico quando il cadavere era stato ripulito dal sangue, si può osservare nitidamente che il naso è assolutamente integro”.
“Gli altri punti - sottolinea Giancane - riguardano i dettagli autoptici, che non sono di mia competenza, ma su alcuni dei quali qualsiasi medico con esperienza non può che esprimere perplessità. Se la deviazione nasale e l’edema scrotale altro non erano se non una temporanea deformazione cartilaginea dovuta alla posizione ed una reazione cadaverica post-mortem (cosa in effetti possibile), come mai esse non sono comunque descritte nella ricognizione esterna della salma in sede di autopsia?”. “Il rilievo più importante, però, sta nel fatto che la relazione della Commissione attribuisce l’emorragia dalle fosse nasali alla rottura dei capillari alveolari, dovuta alla congestione del circolo polmonare: questo, infatti, avrebbe dichiarato il perito ad una successiva richiesta del giudice. Questa conclusione, però, non risulta compatibile con i reperti autoptici dell’esame necroscopico effettuato dal perito stesso. Infatti, nel referto dell’esame necroscopico, alla pag. 3, viene riportato che ‘le fosse nasali erano parzialmente ostruite per la presenza di sangue’, mentre a pag. 6 viene riportato che nella trachea è presente ‘materiale schiumoso rossastro’, lo stesso che occupa i bronchi e le diramazioni bronchiali (pag. 7). Quindi, stando al referto autoptico, si reperta la presenza di sangue nelle fosse nasali e di liquido schiumoso rossastro nella trachea e nei polmoni”. Entrando ulteriormente nello specifico il dott. Giancane ci tiene ad evidenziare il suo punto di vista. “In caso di edema polmonare acuto in corso di overdose da eroina, in effetti, si può avere una rottura dei capillari alveolari, a causa della congestione. Si tratta comunque sempre di rotture capillari, che provocano emorragie modeste, ma sufficienti a tingere di rosso il trasudato dell’edema polmonare, dato l’elevato potere colorante del sangue. Questo è compatibile con quanto repertato dal perito a livello della trachea e dei bronchi (materiale schiumoso rossastro) e con quanto si osserva nelle foto del cadavere, dove il trasudato sporco di sangue corrisponde alla macchia brunastra chiara sulla maglietta. Nei bronchi e nella trachea, però, non viene segnalata la presenza di sangue, che il perito segnala essere presente solo nelle fosse nasali ed anche questo rilievo è compatibile con quello fotografico: nella foto di Manca a testa in giù è evidente che la fuoriuscita di sangue è avvenuta in massima parte dalle narici”. “La domanda - conclude il tossicologo - è: se l’emorragia proviene dai polmoni, perché nella trachea e nei bronchi viene segnalata unicamente la presenza di materiale schiumoso rossastro, mentre la presenza di sangue viene segnalata solo nelle fosse nasali?”.
Le (palesi) conclusioni
“Ciò che comunque lascia perplessi - ribadisce con forza il tossicologo - è che la relazione attribuisce con certezza il decesso ad un’overdose accidentale in un tossicodipendente, ma non tenta in alcun modo di ricostruire una dinamica, se non per il dettaglio secondo cui Attilio Manca si sarebbe iniettato l’ultima dose di eroina davanti allo specchio del bagno. Prendendo per buona questa ipotesi Manca, che era già ‘obnubilato’ dalla dose precedente, avrebbe dovuto perdere coscienza pressoché immediatamente, invece riposiziona il tappo salva ago (sempre senza lasciare impronte) e si dirige verso il letto, che la stessa commissione definisce ‘intatto’ (dettaglio di primaria importanza). Dovrebbe barcollare, magari rovesciare una sedia al suo passaggio, ma raggiunge il letto. A questo punto ci si aspetterebbe che si accasci ai suoi piedi, è già trascorso almeno un minuto dalla somministrazione di una seconda dose di eroina in persona già ‘obnubilata’. Invece viene ritrovato come se fosse caduto in avanti una volta raggiunto il letto. O almeno così si vorrebbe far credere, dato che in questo caso a sporgere dai bordi del letto sarebbero tutte le gambe, dalle ginocchia in giù. Invece sporgono solo i piedi. Come ci è finito Attilio Manca in quella posizione quando stava ormai per perdere coscienza? E’ escluso che si sia rotolato, dato che il letto ai suoi lati è intatto, come la stessa Commissione fa notare”. “Ho fatto molte simulazioni - continua il dott. Giancane - e, per quanto mi sia adoperato, non sono mai riuscito a cadere sul letto in quella posizione. E come si giustifica la posizione simmetrica del palmo delle mani con un telecomando in mano, il volto che non guarda verso la TV, che a sua volta ha l’audio abbassato a zero. Oltre a tutte queste perplessità, la relazione lascia senza risposte molte domande, fra le quali proprio quelle che più portano a dubitare dell’ipotesi dell’overdose da eroina accidentale: 1. dove sono i contenitori utilizzati per preparare le soluzioni? Gli involucri con i residui della sostanza? Le fiale di acqua per soluzioni iniettabili vuote? Come mai all’interno dell’abitazione non vi alcuna traccia legata alla preparazione delle dosi? 2. perché non sono presenti segni di venopuntura pregressi e/o sclerosi venose, come ne vengano ravvisate in tutti i tossicodipendenti, anche i più accorti a celarle? 3. perché non sono presenti le impronte digitali di Attilio Manca sulle due siringhe utilizzate? 4. è possibile visionare il referto dell’esame del capello che viene menzionato nelle relazioni dei periti? E’ stato effettuato in modo segmentato? 5. Dove si trovava Attilio Manca quando si sarebbe iniettato la prima dose e cosa avrebbe fatto nel tempo trascorso fra le due somministrazioni? Quali sono i segni della sua attività in questo periodo di tempo?”. “Si potrebbe continuare elencando ancora tante piccole stranezze - conclude Giancane -, ma rispondere prima a queste domande mi pare irrinunciabile e fino a che questi interrogativi non troveranno una risposta ragionevole e fino a quando mancherà una ricostruzione della dinamica, la tesi dell’overdose accidentale resterà assai debole. Fermo restando che è stata l’eroina ad uccidere Attilio Manca”.
Tratto da: antimafiaduemila.com