Sabato 12 Ottobre 2024

di Paolo Borrometi
La misteriosa morte del giovane, brillante medico la cui unica 'colpa' potrebbe essere stata quella di aver operato un personaggio eccellente ricoverato sotto falso nome
“Verità per mio figlio”. È l’urlo straziante che Angela Manca continua a alimentare. La donna da anni tira fuori tutta la sua rabbia, la sua indignazione, la sua sofferenza, per la mancata verità sulla morte di suo figlio Attilio.
Attilio Manca venne ritrovato senza vita 16 anni fa come oggi (il 12 febbraio 2004) a Viterbo, con il volto tumefatto e nel braccio sinistro due punture, a terra due siringhe senza impronte. In quelle siringhe una miscela mortale a base di eroina. La prima pista che si volle far passare fu quella del suicidio.
Attilio, medico brillante, specialista in urologia con un roseo futuro davanti a sé, “si era tolto la vita”. La tesi venne totalmente contestata dai genitori. Manca era mancino, come avrebbe potuto farsi le punture letali nel braccio sinistro? Ed ancora, le siringhe ritrovate a terra non riportavano alcuna sua impronta: possibile che chi si vuole suicidare si preoccupi di indossare dei guanti o ripulire le siringhe? Ripulirle mentre muore?
Ed allora perché lo avrebbero ucciso?
Manca è stato indicato da ben cinque collaboratori di giustizia come vittima di mafia. Qualche mese prima della morte del giovane Attilio, Bernardo Provenzano, superboss di Cosa Nostra e fra le menti della “trattativa” fra mafia e pezzi deviati dello Stato, venne operato alla prostata a Marsiglia, in Francia. Esattamente dove si trovava, in quei giorni, Attilio Manca.
Ad Attilio, racconta il pentito Carmelo D'Amico, ex capo dell'ala militare della mafia messinese, si era rivolto il capo della mafia di Barcellona Pozzo di Gotto, Rosario Cattafi, chiedendogli di operare il boss Provenzano in seguito alle “sollecitazioni di un soggetto non precisato, appartenente ai carabinieri o ai servizi segreti”.
Da lì il viaggio di Manca a Marsiglia, confermato dalle intercettazioni del boss Francesco Pastoia che per molti anni aveva organizzato e gestito la latitanza di Provenzano. Nelle intercettazioni Pastoia rivelava che Provenzano fosse stato curato da un medico italiano lì a Marsiglia. Pochi giorni dopo queste intercettazioni, il boss Pastoia fu trovato inspiegabilmente impiccato nella sua cella.
Insomma, tutti quelli che sapevano del viaggio di Provenzano, in un modo o nell’altro, tendevano a suicidarsi? O forse è meglio dire che “venivano suicidati?”.
Angela Manca, insieme al marito Gino ed all’altro figlio Gianluca, da sedici anni chiedono che si indaghi per capire i veri responsabili della morte di Attilio.

Tratto da: agi.it

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