Sabato 12 Ottobre 2024

di Miriam Cuccu
Presentato dai legali della famiglia a procuratore Pignatone: “Ci aspettiamo verifiche serie”
Un esposto denuncia per omicidio di mafia, contro ignoti, che faccia da input per nuove indagini sulla morte di Attilio Manca, perché “ci sono tutti gli elementi per aprire un fascicolo”. È piena convinzione di Antonio Ingroia, legale difensore della famiglia Manca che oggi, insieme al collega Fabio Repici e ad Angela e Gianluca Manca (madre e fratello dell’urologo trovato morto a Viterbo nel 2004 in circostanze ancora oscure) si sono presentati alla Procura distrettuale antimafia di Roma consegnando l’esposto al procuratore Giuseppe Pignatone. L’obiettivo: dare il via a quelle indagini “che la procura di Viterbo (che conduceva l’inchiesta sul caso, frettolosamente etichettato come il “suicidio” di un “drogato”, ndr) non ha mai voluto svolgere”.
Attilio Manca è morto per overdose, un mix di droga, tranquillanti ed alcool. Ma familiari legali difensori sono convinti che si tratti di omicidio, servito per proteggere la latitanza del boss Bernardo Provenzano. Sempre più indizi, infatti, sembrerebbero confermare il fatto che Attilio, il primo medico in Italia ad operare per via laparoscopica, abbia operato Provenzano alla prostata a Marsiglia. “Ci sono anche fatti nuovi e importanti – prosegue Ingroia – come la deposizione del collaboratore di giustizia Stefano Lo Verso”. Al processo Borsellino quater, lo scorso gennaio, il pentito aveva parlato di una statuetta della Madonna regalatagli da Provenzano: “Qualcuno dice che (Attilio Manca, ndr) è stato ucciso, qualcuno che si è suicidato. Io tengo tutto conservato per poter dare luce su questo evento” aveva detto Lo Verso. Un segnale, secondo Ingroia, “dal quale si capisce chiaramente che lui sa, un messaggio che ha voluto lanciare”. Insieme a Lo Verso, nuovi collaboratori del barcellonese stanno riferendo alla Procura di Messina ulteriori circostanze “potenzialmente utili finalmente per fare luce su questa vicenda” come l’ex mafioso del clan di Barcellona Pozzo di Gotto, Carmelo D’Amico. “Abbiamo fatto riferimento anche alle dichiarazioni di Setola e chiesto che venga sentito” ha aggiunto Ingroia. L’ex killer dei Casalesi aveva fatto importanti rivelazioni sulla morte di Attilio, raccontando di particolari che avrebbe appreso in carcere, salvo poi ritrattare tutto quando trapelò la notizia della sua collaborazione. Ma c’è anche un fascicolo alla Procura di Messina, precisa Ingroia, in cui vi è “traccia dei tabulati sia di Attilio Manca che di Ugo Manca (cugino dell’urologo, finito insieme ad altri nell’indagine poi archiviata sulla sua morte, precedentemente condannato in primo grado per traffico di droga e assolto in appello, ndr) ed altri personaggi collegati ad Attilio”. Tabulati “che la Procura di Viterbo non ha mai voluto acquisire e che quella di Roma potrebbe richiedere”. Oltre a questo, aggiunge il legale, “abbiamo allegato una serie di documenti”, in aggiunta “ a quelli noti, relativi alle manchevolezze delle indagini, alle omissioni, ai depistaggi. Nuove risultanze che indirizzano e irrobustiscono la pista mafiosa” repentinamente scartata dai magistrati di Viterbo che si occuparono del caso, il procuratore Alberto Pazienti e il sostituto Renzo Petroselli. Entrambi, a gennaio, furono sentiti dalla Commissione parlamentare antimafia ed hanno continuato a ripetere il “mantra” del “medico tossico” (trovato con due buchi al braccio sinistro, mentre Attilio era un mancino puro) e a ribadire l’inesistenza di qualsiasi collegamento tra Attilio e Bernardo Provenzano. Ora, però, ci potrebbe essere un’inversione di rotta: “Ci aspettiamo – conclude Ingroia – che vengano svolte delle verifiche serie che fino ad oggi non state fatte, che si svolgano tutte le indagini in modo tale che non si lasci nulla di intentato e si possa poi decidere se gli elementi per un processo o un’indagine approfondita per mafia ci sono oppure no”. Proprio oggi la Commissione parlamentare antimafia ha sentito Ingroia sul caso Manca, “un’occasione per sollecitare indagini e approfondimenti”.

Tratto da: antimafiaduemila.com

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