Sabato 4 Maggio 2024

di Lorenzo Baldo
Sconcertanti buchi neri nella risposta di Andrea Orlando all’interrogazione parlamentare

Per comprendere ulteriormente l’abnormità della risposta del Ministro Orlando all’interrogazione parlamentare relativa alla morte di Attilio Manca basta citare un singolo aspetto: il copia-e-incolla della richiesta di archiviazione sbandierato a mo’ di vessillo di verità. Tra quelle righe riportate fedelmente nel documento ministeriale spiccano i nomi di Guido Ginebri e Salvatore Fugazzotto nelle vesti di testimoni eccellenti a dimostrazione della dipendenza con la droga del giovane urologo di Barcellona Pozzo di Gotto.
Certo è che, così come ricorda l’avvocato della famiglia Manca, Fabio Repici (che assieme ad Antonio Ingroia difende i congiunti del giovane medico), la Procura di Viterbo “ha utilizzato per chiedere l’archiviazione della posizione dei cinque barcellonesi indagati (per la morte del dott. Manca, ndr) le dichiarazioni, raccolte aliunde, di soggetti barcellonesi”. Quegli stessi che a distanza di anni giurano sulla tossicodipendenza “abituale” dell’urologo barcellonese. “Non solo – ricorda Repici –. Fra i soggetti le cui dichiarazioni sono state utilizzate per la richiesta di archiviazione c’è perfino Salvatore Fugazzotto, persona sottoposta a indagini nel presente procedimento le cui dichiarazioni, rese quale persona informata sui fatti, sono state ritenute utili per l’archiviazione. Un caso unico di indagato che fa pure da testimone a propria discolpa. Fosse stato usato per lui un canone simile, perfino Salvatore Riina a oggi sarebbe rimasto incensurato”. Un’amara ironia del tutto lecita, si potrebbe dire. Nell’opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dallo stesso Repici nel 2012 si legge testualmente: “Ecco che viene testimoniato che Attilio Manca in passato era stato assuntore di eroina e che aveva spesso provveduto a iniettarsela giusto con la mano destra. A casa di Attilio Manca non era stata rinvenuta traccia alcuna degli strumenti usati per la preparazione della droga da iniettarsi? Ecco che viene testimoniato (da parte di Salvatore Fugazzotto, ndr) che Attilio Manca ‘dopo aver sciolto l’eroina ripuliva il tutto non lasciando traccia. A volte, quando riempiva più siringhe, le utilizzava per ulteriori somministrazioni, anche nell’arco della stessa serata’. Laddove, anche ammesso che Attilio Manca avesse questo strano riflesso pavloviano, nell’occasione della sua morte non si capisce dove sarebbero andati a finire gli strumenti utilizzati per lo scioglimento dell’eroina, visto che non ne è rimasta traccia nemmeno nel secchio della spazzatura. Forse Attilio Manca, per ragioni prudenziali, prima di iniettarsi la droga e uccidersi, aveva ben pensato di andare a gettare fuori di casa quegli strumenti?”. Per Repici la valutazione che la Procura di Viterbo avrebbe dovuto fare degli atti ricevuti sarebbe dovuta essere quella di “dichiarazioni mendaci finalizzate a far ottenere l’archiviazione del procedimento agli indagati barcellonesi del presente procedimento. Sostanzialmente, attività di favoreggiamento a beneficio degli indagati barcellonesi. Invece, ne ha tratto le conclusioni inverse, esaltandone la rilevanza e la fondatezza”. Il legale dei Manca parla esplicitamente di “una gaffe madornale”, e questo “non solo perché a beneficio dell’indagato Salvatore Fugazzotto ha utilizzato le dichiarazioni testimoniali dello stesso Salvatore Fugazzotto, non solo perché a beneficio degli indagati barcellonesi ha utilizzato le dichiarazioni del loro amico Guido Ginebri (amico soprattutto di Ugo Manca, come già risultava dei frenetici contatti telefonici intervenuti tra i due il giorno del rinvenimento del cadavere di Attilio Manca), non solo perché le dichiarazioni di Vittorio Coppolino (di fatto confermative della veridicità delle affermazioni fatte dai genitori di Attilio Manca) sono state sminuite a parole di convenienza ma per una circostanza che è dimostrativa di come si facciano costantemente passi falsi quando si opera senza conoscenza delle cose”. “Infatti – ribadisce ulteriormente Repici –, le dichiarazioni rese da Lelio Coppolino, ritenute così rilevanti, sono le dichiarazioni di un soggetto che è tanto attendibile da essere stato rinviato a giudizio, su richiesta della Dda di Messina, per il delitto di falsa testimonianza in relazione al delitto più eclatante della storia barcellonese, l’assassinio dell’eroico giornalista Beppe Alfano. Chi scrive ne ha piena contezza, visto che nell’interesse dei familiari del giornalista assassinato, si è costituito parte civile anche contro Lelio Coppolino, il cui processo si trova nella fase dibattimentale di primo grado”. Quella che il legale della famiglia Manca definisce “la summa ideologica della Procura di Viterbo” consiste “nel non ritenere attendibili le convergenti dichiarazioni disinteressate di tutti i colleghi di Viterbo che escludono che Attilio Manca facesse uso di droga e fosse abile all’uso della mano destra e nel ritenere attendibili le dichiarazioni di screditati e interessati soggetti barcellonesi che sostengono che Attilio Manca fosse un abituale assuntore di eroina, che si iniettava con la mano destra e che aveva la strana pulsione a far scomparire gli strumenti utilizzati per la preparazione della sostanza stupefacente”. Nel commentare alcune vecchie dichiarazioni di Monica Mileti relative al modo in cui aveva conosciuto Attilio Manca, Repici ricorda che era stato segnalato che il comune amico architetto che aveva potuto presentarla ad Attilio Manca era Guido Ginebri. “Ora si apprende che lo stesso Ginebri ammette di essere stato lui a presentare Attilio Manca a Monica Mileti – sottolinea il legale –. Cosicché è definitivamente confermata la radice barcellonese dei rapporti fra Attilio Manca e Monica Mileti, a comprova della possibilità che quel 10 febbraio 2004 il suo non preventivato incontro con Monica Mileti potesse essere stato indotto da qualche soggetto barcellonese”.
Ma di questi dati oggettivi – che rivelano un’altra verità rispetto a quella rappresentata dalla Procura di Viterbo – non c’è la minima traccia nella risposta del Ministro.

*da una rielaborazione de “Le testimonianze degli indagati” tratta da “Suicidate Attilio Manca”

Tratto da: antimafiaduemila.com

Foto © Emanuele Di Stefano

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