Venerdì 29 Marzo 2024

di Lorenzo Baldo
Al processo di Viterbo l’ispettore di Polizia Galati torna a parlare di tabulati telefonici

Battute finali al processo a carico di Monica Mileti, accusata di aver ceduto la dose fatale di eroina che ha ucciso il giovane urologo di Barcellona Pozzo di Gotto, Attilio Manca.
E’ la volta dell’ispettore di Polizia presso la Questura di Messina, Maurizio Galati, che ha acquisito alcuni tabulati delle telefonate del giovane medico siciliano trovato morto il 12 febbraio 2004. Davanti al giudice Mattei, Galati conferma di aver riscontrato frequenti telefonate tra il Manca e la Mileti anche su un’utenza non direttamente riconducibile alla cinquantenne romana. Evidentemente l’investigatore si riferisce a tale Emanuele Lo Turco, amico della Mileti, intestatario del cellulare dal prefisso 349 che veniva utilizzato da quest’ultima per contattare Attilio e viceversa. A volte, però, la Mileti usava ugualmente un’utenza intestata a suo nome che iniziava con il prefisso 340. Certo è che parlare di frequenti telefonate appare alquanto improprio. Basta prendere l’anno precedente alla morte di Attilio. In tutto il 2003 vi sono di fatto poche date nelle quali si registrano telefonate tra il dott. Manca e la sig.ra Mileti attraverso il numero 349 (intestato a Emanuele Lo Turco), così come per il n. 340. Interrogato il 24 agosto del 2004 Lo Turco aveva fornito la sua spiegazione. “Normalmente contatto Monica sul suo telefono cellulare n. 340, fino a quando alcuni mesi orsono la chiamavo su un’altra utenza cellulare di cui al momento non ricordo il numero. Monica mi aveva detto che aveva perduto il cellulare con la scheda corrispondente al suo numero e mi ha dato quello sopra riportato (il 340, ndr)”. Una sorta di chiarimento decisamente monco.
Ma torniamo a quelle “frequenti” telefonate. Nella nota della Questura di Messina del 15 marzo 2011 (firmata dallo stesso Maurizio Galati) relativa tra l’altro alle telefonate intercorse tra il Manca e il n. 349 riconducibile alla Mileti, si può vedere che il 18 agosto 2003 Attilio e Monica si scambiano alcune chiamate (ne risulta una anche il 19 giugno). La stessa cosa avviene il 31 agosto. Il 25 ottobre è infine l’ultima volta nel 2003 in cui tra Monica Mileti ed Attilio Manca avvengono alcuni scambi telefonici. I contatti tra i due si ritrovano quindi nelle loro ultime telefonate del 10 febbraio 2004. Telefonate che la Mileti effettua utilizzando il numero 340.
In tutto questo, la peculiarità resta piuttosto la concomitanza di diverse telefonate di Salvatore Fugazzotto (all’epoca amico di Attilio e della stessa Mileti), pochi minuti prima e dopo le chiamate tra il medico e la donna romana nei giorni del 18 e 31 agosto 2003. I misteri di certi tabulati - sui quali non si è mai investigato - restano se mai questi. Come è noto, Fugazzotto è lo stesso personaggio - che conosceva Monica Mileti - che riesce a convincere Attilio ad andare a Roma il pomeriggio del 10 febbraio 2004, dove poi si incontrerà con la stessa Mileti, prima di quel “buco nero” che inghiotte ogni tipo di informazione su ciò che realmente accade dopo, esattamente due giorni prima del ritrovamento del suo cadavere. Misteri che permangono anche per quanto riguarda i frenetici contatti (dopo la morte del giovane urologo) tra il cugino di Attilio, Ugo Manca, e l’architetto Guido Ginebri, già amico di Monica Mileti, colui che materialmente la presenta al dott. Manca. Tra gli enigmi che rimangono tali - per non essere stati mai esplorati - vi sono anche quelli relativi alle telefonate effettuate da Ugo Manca a determinate utenze francesi e svizzere. E a chiamare in Francia sono anche altri barcellonesi “illustri” come Lorenzo Mondello che lo stesso avvocato Repici definisce “un soggetto in collegamento con esponenti di livello apicale della famiglia barcellonese, come Rosario Cattafi e Felice Spinella (al di là dei suoi contatti con il boss Pippo Gullotti, così come con Rosario Cattafi, nei confronti di Felice Spinella non risultano condanne per mafia). In alcuni tabulati risulta anche una telefonata verso la Francia dall’utenza della signora Porcino R.; nella giornata in cui avviene la chiamata, quella stessa utenza francese, chiama poi Ugo Manca. Evidentemente sono solo coincidenze, così come il fatto di ritrovare il cognome “Porcino”; una coincidenza che ci riporta alla mente quell’Angelo Porcino (già condannato in primo grado per mafia, nonché esponente di alto livello della famiglia barcellonese) “la cui visita a Viterbo - come ricorda Repici - a una decina di giorni dalla sua morte era stata preannunciata ad Attilio Manca dal cugino Ugo. Angelo Porcino è un pezzo da novanta della mafia barcellonese. Qual è il motivo di quella preannunciata visita?”. Domande come queste non sono state mai poste ai diretti interessati o ai loro “amici”. Se il prossimo mese di febbraio si concluderà il processo Mileti senza che altri testimoni possano fare luce su determinati aspetti, quegli interrogativi rimarranno tali e il mistero sul possibile ruolo di alcuni personaggi in questa vicenda sarà destinato a rimanere irrisolto. A meno che dalla Procura di Roma non arrivi un segnale in controtendenza attraverso nuove indagini per chiarire - una volta per tutte - i troppi “buchi neri” di questo omicidio. Di Stato.

Tratto da: antimafiaduemila.com

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