L’appello della madre del giovane urologo di Barcellona Pozzo di Gotto
di Lorenzo Baldo
“Sem Di Salvo, reggente della famiglia mafiosa barcellonese, recentemente è stato condannato all’ergastolo”. Inizia così il post pubblicato oggi su Facebook da Angelina Manca, la madre di Attilio, il giovane urologo trovato morto a Viterbo, in circostanze a dir poco misteriose, il 12 febbraio 2004. Ed è nei confronti del boss Di Salvo che questa madre coraggio si rivolge: “Nel periodo in cui fu ucciso Attilio (Sem Di Salvo, ndr) si trovava nel carcere di Viterbo. Lui è molto vicino a coloro che hanno avuto un ruolo nell'omicidio di Attilio. A lui mi rivolgo con il cuore di una madre che non avrà serenità fin quando non ridarà dignità ad Attilio: Perché non dici la verità? Perché assassini e mandanti devono rimanere liberi? Adesso arriva Natale, il sedicesimo senza mio figlio, sarebbe un atto di umanità verso una madre, ma anche un atto di amore verso i tuoi figli, che forse un giorno non si vergogneranno di te”. La condanna all’ergastolo al boss Di Salvo a cui si riferisce Angelina è quella dello scorso 23 novembre. Quel giorno la Corte d'Assise di Messina, nell'ambito del processo “Gotha 6” scaturito dall’omonima operazione antimafia (che nel 2016 fece luce su mandanti ed esecutori di 17 omicidi e di un tentativo di omicidio, avvenuti tra il 1993 e il 2012 nella zona di Barcellona Pozzo di Gotto - Me), ha emesso otto condanne all'ergastolo e due condanne ad altre pene detentive per 10 esponenti della famiglia mafiosa barcellonese. Tra questi, appunto, Salvatore “Sem” Di Salvo e Giuseppe Gullotti (già condannato in via definitiva per l’omicidio del giornalista Beppe Alfano), nei confronti del quale è iniziato da poco un paradossale processo di revisione. Dietro le quinte compare sempre lo sfondo nero di Barcellona Pozzo di Gotto, teatro costante di delitti e misteri. La recente richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dell’ex pm Olindo Canali è alquanto emblematica. Ma è soprattutto rappresentativa di quali forze contrastanti si muovano nella città del Longano.
Contro quale muro rimbalzerà ora l’appello rivolto a Sem Di Salvo da Angelina Manca? Quello di un boss irriducibile che preferisce finire la sua esistenza in galera, in silenzio, piuttosto che raccontare ciò che sa di quello Stato ibrido che ha armato più volte la mano di Cosa Nostra? O Di Salvo farà invece spazio alle parole di questa donna liberandosi dal peso del rimorso? Angelina non si arrende, si dice “convinta che anche nell'uomo più malvagio ci possa essere un briciolo di umanità” e, instancabile, continua ad appellarsi a tutti “coloro che hanno avuto un ruolo nell'omicidio di Attilio”. Perchè di omicidio si tratta. Al di là della recente - vergognosa - archiviazione decisa dal Gip di Roma, Elvira Tamburelli.
Qualche giorno fa sul Canale 9, durante una puntata del format del documentarista e inviato
spagnolo David Beriain “Clandestino - Mafie italiane”, è andata in onda un’intervista ad un uomo definito “un esponente di spicco di un clan della ‘Ndrangheta attivo in Lombardia”, che si fa chiamare “Bosco”. Di spalle e con la voce alterata “Bosco” ha dichiarato che “il medico che ha operato Provenzano è stato ucciso”. Una mera “boutade”? Una precisa indicazione sull’omicidio di Attilio Manca, che va a combaciare con quanto riferito tra l’altro da un pentito del calibro di Carmelo D’Amico?. Tutto da vagliare. Ma quale autorità giudiziaria avrà oggi il coraggio di andare fino in fondo?
Nel frattempo al Ministero dell’Istruzione aumentano le adesioni al Concorso Nazionale 'Il fumetto dice no alla mafia', prima edizione 2019/2020 Premio Attilio Manca - Associazione Peppino Impastato e Adriana Castelli. La partecipazione di quasi 200 scuole da tutta Italia rappresenta una risposta pregnante di giustizia e verità nei confronti di Attilio Manca, dei suoi familiari e di tutti coloro che si sono opposti alla mafia. Una risposta - per il momento boicottata da uno Stato ibrido - giunta invece da tanti giovani studenti. Che immancabilmente si uniscono con forza all’appello di Angelina.
Tratto da: antimafiaduemila.com
Foto © Emanuele Di Stefano
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