17° anniversario della morte del giovane urologo siciliano, in attesa di giustizia e verità
di Lorenzo Baldo
In occasione del 17° anniversario della morte di Attilio Manca riproponiamo un brano tratto dal libro “Suicidate Attilio Manca” sulle ultime ore del giovane urologo siciliano. 36 ore di misteri, buchi neri, telefonate scomparse dai tabulati, fino al ritrovamento del suo corpo “suicidato”. A tutt’oggi sul caso Manca è stata posta la pietra tombale dell’archiviazione. Ma su questa storia c’è ancora tanto da scrivere per restituire dignità ad Attilio e alla sua famiglia. Per Gianluca, e soprattutto per Gino e Angelina è una lotta contro il tempo. Ed è innanzitutto nei loro confronti che bisogna continuare a pretendere ciò che in un paese civile dovrebbero essere garantite a tutti: giustizia e verità.
Il 10 febbraio 2004 è una data cruciale nella vita di Attilio Manca. Sono circa le 17:00, mentre viaggia verso Roma Attilio telefona ad una donna che ha un ruolo importante in questa vicenda: Monica Mileti. Conosciuta come “Monique”, la Mileti era stata segnalata dalla Polizia nel ‘96 per non avere rispettato la “legge stupefacenti”. Non è una spacciatrice, notizie frammentarie parlano di una sua tossicodipendenza risalente negli anni. E soprattutto non è una vecchia amica di Attilio, tanto che nessuno dei suoi familiari la conosce. La stessa Mileti asserisce di averlo conosciuto 8 anni prima tramite un comune amico, l’architetto di Barcellona Pozzo di Gotto, Guido Ginebri, amico di Ugo Manca, nonché co-imputato assieme a quest’ultimo al processo “Mare Nostrum - droga” (Ugo Manca è stato condannato in primo grado a 9 anni per traffico di stupefacenti, e assolto in appello con sentenza divenuta definitiva, Guido Ginebri è stato assolto in primo grado con sentenza divenuta definitiva, ndr). Secondo il racconto di Monica Mileti quel giorno lei stessa avrebbe chiesto ad Attilio di procurarle gratuitamente una confezione di ‘Promogran’ (un medicamento a base di collagene indicato per tutte le lesioni acute e croniche, nda), si sarebbero quindi visti al bar Canova di Piazza del Popolo a Roma per pochi minuti, dopodiché Attilio l’avrebbe accompagnata in macchina a fare fisioterapia presso un centro medico ai Parioli. Di sicuro c’è che il giovane urologo rientra a Viterbo verso le ore 20:00, arrivato in prossimità di casa sua si incontra con il collega Fabio Riccardi al quale conferma la sua decisione di non voler partecipare alla cena con i rappresentanti della Casa farmaceutica in quanto è appena rientrato da Roma e si sente stanco. Fabio sarà l’ultima persona che “ufficialmente” vedrà vivo Attilio. Fin qui una sorta di cronologia asettica di quello che è avvenuto e anche di quello che sarebbe potuto avvenire. Ma nel pomeriggio di questo martedì di inizio febbraio sono tanti i buchi neri dentro i quali scompaiono pezzi di verità. La persona che al telefono Attilio chiama “Salvatore”, mentre si trova a casa di Loredana, è effettivamente lo stesso Salvatore Fugazzotto che lo aveva chiamato due volte il giorno prima, sono i tabulati telefonici a stabilirlo. Ma il motivo per cui quella conversazione turba verosimilmente il giovane medico è avvolto nelle nebbie. Prima di arrivare a Roma, Attilio compie diverse telefonate. Dopo quella effettuata a Monica Mileti, verso le 17:30 telefona al “Belcolle” e cerca il collega Maurizio Candidi che però è assente. Attilio parla con l’infermiera Maria Rita Mencarelli che riferisce di averlo sentito giù di morale. Dopo una ventina di minuti telefona nuovamente all’ospedale di Viterbo e questa volta riesce a parlare con il collega Candidi al quale chiede indicazioni stradali per arrivare in via dei Serpenti. Ma Attilio aveva vissuto a Roma per 10 anni e conosceva benissimo quella città. Lo stesso Candidi rimane stupito di quella domanda. Meno di 10 minuti dopo Attilio ritelefona a Candidi chiedendogli come arrivare a Piazza del Popolo.
FOTOGALLERY (visione sconsigliata ad un pubblico sensibile)
Più che una richiesta di indicazioni stradali, sembra piuttosto che il giovane urologo voglia far sapere al collega i suoi spostamenti. Orientativamente Attilio si incontra con la Mileti tra le 18:10 e le 18:20 per circa 10 minuti. Prima di salutare la donna chiede altre indicazioni: vuole arrivare al Bar Euclide, nei pressi dello Stadio Olimpico. Ma per incontrare chi? In quel frangente riceve una telefonata del collega Maurelli al quale riferisce di non voler partecipare alla cena prevista per quella sera. Alle 18:38 i tabulati telefonici segnalano un’altra telefonata da Attilio a Monica Mileti. Due minuti dopo è Loredana Mandoloni a chiamare al telefono il giovane urologo. Ufficialmente quella è l’ultima telefonata di Attilio. Da quel momento si susseguono solo sms. Alle 18:41 l’infermiera Maria Rita Mencarelli gli manda un messaggino: “Qualunque sia il problema non te la prendere. Domani è un altro giorno”. Tre minuti dopo il medico le risponde: “Grazie Rossella O’ Hara”. A quel punto la Mencarelli racconta di aver telefonato all’urologo: ma lui non risponde. Quella telefonata non risulta in alcun tabulato. E non sarà l’unica. Alle 19:55 e alle 19:56 Loredana manda due sms ad Attilio, è preoccupata del suo silenzio. Attilio non le risponde, eppure è lo stesso orario nel quale rientra a Viterbo e si vede con il suo collega Fabio Riccardi in prossimità della sua palazzina. Alle 20:00 Attilio manda un sms al collega Fattorini confermando che non andrà alla cena programmata perché deve andare a Roma. Ma se è appena rientrato dalla Capitale? Di fatto per il giorno dopo aveva programmato un intervento nella clinica privata romana “Villa Mafalda” dove opera il prof. De Vecchis. Quasi ogni mercoledì (quando non lavora al “Belcolle”) Attilio presta servizio presso quella struttura. Ma l’appuntamento più importante per la sera del giorno 11 è in ogni caso la cena con il prof. Ronzoni. Certo è che da quell’istante il giovane urologo si scambia diversi sms con il dott. Fattorini e la stessa Loredana Mandoloni. Secondo i tabulati la cella d’aggancio è sempre a Viterbo in via Fontanella S. Angelo, nella zona di casa sua. Alle 22:53 Attilio, però, smette di inviare messaggi. E soprattutto non disdice due importanti appuntamenti: l’intervento programmato alla clinica del prof. De Vecchis e la cena con il prof. Ronzoni. Il giorno dopo, la sua assenza - del tutto ingiustificata - risulta subito alquanto anomala per i due medici. Che non si spiegano le ragioni di quel silenzio. “Ufficialmente” Attilio non usa più il telefono fino al momento in cui verrà ritrovato morto. Ma c’è una telefonata che rimane scolpita nella memoria di sua madre è quella del giorno dopo: mercoledì 11 febbraio. Angelina racconta che quella mattina verso le 9:30 si trovava in cucina a sistemare le stoviglie dopo la colazione, suo marito era in bagno a farsi la barba; squilla il telefono, si asciuga le mani sul grembiule e risponde, è Attilio. Angelina si accorge subito che il tono di voce è diverso dal solito: «Mamma, vedi che dovete far controllare la mia moto, quella che sta a Tonnarella... così per agosto è pronta». «Attilio, ma che dici? Mancano sei mesi...». Angelina riferisce che il figlio sembra infastidito di fronte alla sua contestazione. Una volta terminata la conversazione si rivolge al marito per raccontargli stupita di quella strana richiesta. Qualche settimana dopo, quando vanno a controllare la moto si accorgono che è in perfetto stato. Cosa voleva dire Attilio? Nella giornata dell’11 febbraio il suo telefono squilla in continuazione ma lui non risponde. Loredana, preoccupata, telefona e invia sms più volte. Anche altri colleghi cercano di mettersi in contatto con lui, ma inutilmente. In base alle ricostruzioni medico-legali si ipotizza poi che Attilio assume (forzatamente?) eroina, alcool e tranquillanti tra le 20:15 e le 21:15 di quel mercoledì 11 febbraio. Un mix micidiale che gli provoca la morte orientativamente verso le 23:45. Ma sono le ore precedenti a rimanere avvolte nel mistero. A partire da quella telefonata delle 9:30 a sua madre che non risulta nei tabulati. Perché Attilio quel giorno chiude i rapporti con tutti? C’è qualcuno che glielo impedisce? E Perché?
Tratto dal libro “Suicidate Attilio Manca”
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