Martedì 10 Dicembre 2024

di Luca Grossi

Diciannove anni. Sono passati ben diciannove anni da quel 12 febbraio 2004, quando il corpo del giovane urologo siciliano Attilio Manca venne ritrovato nel suo appartamento a Viterbo. I magistrati viterbesi, omettendo molti elementi per portare avanti un'indagine quantomeno decente, stabilirono che Attilio era morto per overdose di eroina e farmaci e che la droga gli era stata ceduta da Monica Mileti. Tale bislacco teorema è stato poi demolito dalla sentenza emessa il 16 febbraio 2021 dalla Corte di appello di Roma, terza sezione penale, con la quale la donna è stata assolta con la formula "perché il fatto non sussiste". Provvidenziale è stata poi la relazione della commissione parlamentare antimafia della scorsa legislatura pubblicata il 19 gennaio 2023: "Attilio Manca è stato ucciso", si legge, e la sua morte (questa è una "certezza") è stata "una conseguenza dei contatti avuti" con Bernardo Provenzano. Un "omicidio di mafia", frutto di "una collaborazione tra la cosca mafiosa barcellonese e soggetti istituzionali estranei a Cosa Nostra". Nel contesto barcellonese trova spazio anche la figura di Rosario Pio Cattafi condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa il 17 maggio scorso: "Non ci sono dubbi", si legge nella sentenza di Appello, sul fatto che Cattafi, almeno dall'ottobre del 1993 al marzo del 2000, fosse a tutti gli effetti un uomo della cosca mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), non solo come persona di fiducia del boss Pippo Gullotti (di cui era stato testimone di nozze) ma anche, dopo l'arresto di quest'ultimo avvenuto nel febbraio del 1998, come "riferimento di spicco dell'organizzazione" per gli altri affiliati e storici vertici, "assumendo compiti e rapporti con le Istituzioni deviate e i colletti bianchi". Anche tra le pagine della relazione si parla di Cattafi: nello specifico il collaboratore di giustizia Carmelo D'Amico, il 13 ottobre 2015, aveva raccontato alcuni fatti appresi da Salvatore Rugolo, cognato dell’attuale capomafia di Barcellona Pozzo di Gotto, Giuseppe Gullotti, e figlio dell’ex capomafia barcellonese, Francesco 'Ciccio' Rugolo. "D’Amico - si legge - spiegava come Rugolo avesse accusato Rosario Cattafi di aver avuto un ruolo nella vicenda dell’omicidio dell’urologo Attilio Manca, avendo indicato il medico al latitante Bernardo Provenzano, che necessitava di cure alla prostata". Allo stato attuale è stato dimostrato che la teoria del 'suicidio' per overdose di droga è palesemente e incontestabilmente falsa e che la volontà di uccidere Attilio è maturata e attuata all'interno di un contesto di mafia e non solo. Ma molte lacune devono ancora essere colmate: la richiesta per riaprire le indagini è stata presentata dall'avvocato della famiglia Fabio Repici ad aprile scorso. Già due mesi sono passati, ma dalla procura capitolina per ora solo silenzio. "Già sono trascorsi due mesi dalla richiesta di riapertura delle indagini. Quando prenderà una decisione la Procura di Roma? Penso che abbiamo atteso abbastanza per vedere l'apertura di un processo per omicidio!" Ha scritto la madre di Attilio, Angela Gentile, in un post su Facebook. Quali verità potrebbero emergere se dovesse essere riaperta un'indagine o un processo? Cosa accadrebbe se, per esempio, si andasse a scavare tra le ombre di chi ha gestito la latitanza di Bernardo Provenzano? Quella latitanza che la sentenza di Appello del processo trattativa stato - mafia dice essere stata favorita in modo 'soft'. Quali nomi eccellenti potrebbero emergere dai salotti delle eminenze grigie di Barcellona Pozzo di Gotto? Non ci sono dubbi che il caso di Attilio Manca fa paura a molti; tanto che ci furono dei tentativi di manomettere la relazione (togliendo nomi e riferimenti scomodi) prima della sua pubblicazione ufficiale. In questo tortuoso cammino alla ricerca della verità, gli ostacoli sono stati innumerevoli. Ma nulla può fermare la determinazione di una famiglia che cerca la verità per la morte di un figlio. Ci auguriamo che tale determinazione sia condivisa anche dalla Procura di Roma diretta da Francesco Lo Voi.

Tratto da:
antimafiaduemila.com

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