di Luca Grossi
"È vergognoso il silenzio istituzionale su Attilio. Dal 22 Aprile attendiamo che la Procura di Roma si pronunci sulla richiesta di riapertura delle indagini, stavolta per omicidio. Anche la Procura di Barcellona sta tardando a dare delle risposte alle innumerevoli denunce di questi anni. Io, senza farmi tante illusioni, continuo ad aspettare"
Angela Manca, madre del medico Attilio Manca ucciso dallo Stato-Mafia
Si fa sempre più profondo l'abisso che si sta creando attorno al caso del famoso urologo siciliano Attilio Manca, trovato morto nella sua casa a Viterbo il 12 febbraio del 2004.
I dettagli che fanno da sfondo al suo assassinio conducono direttamente alla latitanza di Bernardo Provenzano e alla sua rete di protezione, composta anche da uomini non appartenenti a Cosa nostra.
Concetto messo in evidenza nella relazione della commissione parlamentare antimafia della scorsa legislatura pubblicata il 19 gennaio 2023: "Attilio Manca è stato ucciso", si legge, e la sua morte (questa è una "certezza") è stata "una conseguenza dei contatti avuti" con Bernardo Provenzano. Un "omicidio di mafia", frutto di "una collaborazione tra la cosca mafiosa barcellonese e soggetti istituzionali estranei a Cosa Nostra".
Quali verità potrebbero emergere se dovesse essere riaperta un'indagine o un processo? Cosa accadrebbe se, per esempio, si andasse a scavare tra le ombre di chi ha gestito la latitanza di Bernardo Provenzano?
Domande a cui la procura di Roma, ora guidata dal procuratore Francesco Lo Voi, dovrà necessariamente confrontarsi.
A differenza dei magistrati di Viterbo (l'allora procuratore della repubblica Alberto Pazienti e il pubblico ministero Petroselli) che hanno continuato a sostenere che Attilio Manca era morto per overdose di eroina (tesi poi smentita del tutto con l'assoluzione di Monica Mileti), gli investigatori capitolini dovranno fare i conti con una realtà ben diversa.
Nessuna prova, ha sottolineato la commissione, è stata "portata a sostegno di un, seppur 'atipico', uso di eroina da parte di Attilio": i suoi colleghi escludevano che potesse farne uso; la persona alla quale era legato da una relazione sentimentale mai ne aveva avuto sentore; per non parlare del suo stato di salute che a detta dei suoi amici e colleghi era impeccabile, così come la sua diligenza sul lavoro.
Di cosa è morto allora Attilio Manca?
Il sospetto che dietro la morte di Manca vi sia stata la mano pesante di apparati deviati, così come è avvenuto in altri delitti eccellenti, si accresce proprio leggendo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia barcellonese Carmelo D'Amico, forse il più attendibile collaboratore di giustizia della famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto. "Sulla genuinità della sua collaborazione - si legge - si erano espressi, da ultimi, i giudici della Corte d'appello che il 7 ottobre 2021 hanno condannato il barcellonese Rosario Pio Cattafi (un "criminale sui generis" come definito dalla commissione) per il reato di associazione mafiosa".
Il 13 ottobre 2015 il collaboratore aveva dichiarato che "poco tempo dopo la morte di Attilio Manca, avvenuta intorno all’anno 2004, incontrai Salvatore Rugolo, fratello di Venerina e cognato di Pippo Gullotti. Rugolo mi disse che ce l’aveva a morte con l’avvocato Saro Cattafi perché 'aveva fatto ammazzare' Attilio Manca, suo caro amico. In quell’occasione Rugolo mi disse che un soggetto non meglio precisato, un Generale dei Carabinieri, amico del Cattafi, vicino e collegato agli ambienti della 'Corda fratres', aveva chiesto a Cattafi di mettere in contatto Provenzano, che aveva bisogno urgente di cure mediche alla prostata, con l’urologo Attilio Manca, cosa che Cattafi aveva fatto".
Inoltre il 28 aprile 2015, davanti ai pm messinesi Angelo Cavallo e Vito Di Giorgio, aveva riferito ciò che aveva saputo da "Antonino Rotolo, noto esponente di Cosa Nostra palermitana, in un periodo di comune detenzione presso il carcere di Milano Opera. D'Amico spiegava come il Rotolo gli avesse confidato che Attilio Manca era stato ucciso dai Servizi segreti per coprire la latitanza di Bernardo Provenzano, della cui operazione alla prostata si era 'interessato' il Manca”: "Rotolo Antonino mi confidò che erano stati i 'Servizi segreti' ad individuare Attilio Manca come il medico che avrebbe dovuto curare il latitante Provenzano" aveva detto D'Amico. "Rotolo non mi disse chi fosse questo soggetto appartenente ai servizi ma io capii che si trattava della stessa persona indicatami dal Rugolo, ossia quel Generale dei Carabinieri che ho prima indicato; sicuramente era un soggetto delle istituzioni". "In quella circostanza Rotolo mi aggiunse che di quell'omicidio si era occupato, in particolare, un soggetto che egli definì 'u calabrisi'; costui, per come mi disse Rotolo, era un militare appartenente ai servizi segreti, effettivamente di origine calabrese, che era bravo a far apparire come suicidi quelli che erano a tutti gli effetti degli omicidi. Rotolo Antonino mi fece anche un altro nome coinvolto nell’omicidio di Attilio Manca, in particolare mi parlò del “Direttore del SISDE”, che egli chiamava 'U Diretturi'".
A fronte di questo è lecito chiedersi cosa deve accadere ancora perché si apra nuovamente il caso?
Cosa deve accadere ancora ad Angela Manca, costretta a lasciare la sua abitazione perché un certo individuo ignoto (ma molto noto) ha continuato impunemente a gettare sostanze tossiche nel giardino di casa sua?
Questo succede a Barcellona Pozzo di Gotto nell'indifferenza più abbietta, dove il profumo è diventato lezzo e la notte un incubo.
Purtroppo, in sintesi, è questa la realtà di questo paese. Attendiamo fiduciosi che la procura di Roma faccia ciò che fino ad ora non ha avuto il coraggio di fare.
Tratto da: antimafiaduemila.com
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