Venerdì 17 Gennaio 2025
Attilio Manca urologo



La madre Angela Gentile lancia un appello al Capo dello Stato Sergio Mattarella e alla Premier Meloni

di Giorgio Bongiovanni e Luca Grossi

Attilio Manca
, il famoso urologo siciliano venne travato morto, simulando un suicidio, nel suo appartamento a Viterbo nella notte tra l’11 e il 12 febbraio 2004. Per le particolari modalità dell’omicidio, perché di questo si parla, è ormai appurato che il movente della sua eliminazione è legata ai misteri che ruotano attorno alla latitanza del boss di Cosa nostra Bernardo Provenzano.
Non un “capomafia normale” ma un capo speciale che aveva, assieme ad altri, il “compito di tenere la relazione con gli apparati di potere, quello che viene chiamato lo Stato occulto e con i servizi segreti”. Questi capi sono a “conoscenza di segreti scottanti” come “i segreti che si celano dietro certi omicidi eccellenti, come l'omicidio Mattarella, Pio La Torre, la strage di Chinnici, e i segreti che si nascondono dietro le stragi del '92 -'93. Questo tipo di capomafia è un capomafia che gode di protezione superiore”. L’analisi dell’ex procuratore generale di Palermo e oggi senatore Roberto Scarpinato abbraccia tutto il quadro dell’omicidio di Attilio arrivando sino alla conclusione che questa drammatica vicenda si può senz’altro inserire all’interno di quell’arena in cui si gioca la “lotta sporca del potere che ha caratterizzato questo nostro Paese”.
È la prima volta che la Sala dedicata ai caduti di Nassirya presso il Senato della Repubblica accoglie i famigliari di Attilio Manca e la loro storia. Assieme a Scarpinato vi erano Angela Gentile, madre del medico siciliano, il legale della famiglia Fabio Repici, la senatrice Barbara Floridia (moderatrice dell’evento) e la deputata Stefania Ascari. Tutto ruota attorno a quello che Provenzano era: un boss particolarmente potente (non solo per la mafia) per il quale vi era un doppio livello di protezione: quella interna della mafia e quella esterna, che si traduce in una “protezione di sistema”. Ma se uno di questi capi “speciali viene catturato” diventa una cosa seria; poiché non “è neppure facile eliminarli, perché si premuniscono e, sapendo che sono custodi di segreti scottanti, tengono documenti scottanti che possono essere messi in giro in caso di pericolo”. Quindi se un medico come Attilio Manca incontra un personaggio “speciale come Provenzano, che custodisce segreti di Stato, e metti in pericolo la sua latitanza, questo non è più un problema di mafia, questo diventa un problema di Stato. Ed ecco che entrano in campo specialisti”. “Faccio un'ipotesi, ma forse Attilio Manca, in quel momento era un pericolo non soltanto per la mafia, ma era un pericolo superiore, perché se Provenzano fosse stato arrestato in quel momento, tutto quello che si è verificato dopo poteva verificarsi prima. Provenzano doveva essere protetto”.
Quegli stessi specialisti che entrano nelle carceri e lasciano dei sacchetti di plastica sul comodino dei detenuti, come accadde per Antonino Giuffrè (braccio destro di Provenzano) o che uccidono simulando suicidi come nel caso di Nino Gioè. E come dimenticare la scena in cui Bernardo Provenzano si mette un sacchetto in testa comunicando simbolicamente che qualcuno gli aveva consigliato il suicidio?


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Roberto Scarpinato con Angela Manca



Questo è il volto dell’altro Stato che ha ucciso Attilio. Ma come in tutte le grandi tragedie italiane trovano spazio anche personaggi ‘ibridi’, le cosiddette ‘eminenze grigie’, quelle figure che abitano il mondo di mezzo. Uno di questi è certamente il boss di Barcellona Pozzo di Gotto Rosario Pio Cattafi, anche lui convolto “nell'inchiesta sull'omicidio del medico Attilio Manca ha ricordato l’avvocato Fabio Repici. “Solo nel 2022 - ha continuato - è stato condannato per mafia, per una contestazione di reato che parte dagli anni '70 ma che non si riusciva a tramutare in condanna per via dei suoi contatti ai massimi livelli nel mondo istituzionale e imprenditoriale. Oggi però siamo di fronte ad un paradosso: fra pochi giorni Cattafi tornerà libero di girare per Barcellona Pozzo di Gotto, dove vive la mamma di Attilio Manca, la signora Angela Gentile. La commissione Antimafia si renda conto di cosa sta succedendo e che bisogna prestare la massima attenzione. Non è tollerabile che la mamma di Attilio Manca debba trovare a piede libero nella sua città il boss mafioso".
Ma perché quest’aura di impunità?
“Per cinquant'anni - ha continuato Repici - è stato impossibile per le istituzioni poter certificare che Rosario Cattafi fosse un mafioso. Perché? Perché Rosario Cattafi è un soggetto che, basta leggere la migliore informativa che la polizia giudiziaria” fece su di lui per scoprire che ha avuto “rapporti con magistrati, ministri, parlamentari, sottosegretari, deputati regionali, vertici dei servizi segreti, vertici delle forze di polizia, vertici delle imprese, le più grosse imprese di armi, OTO Melara, Breda, tutti i venditori di armi internazionali; e grazie a questo aveva trovato una clausola di salvezza immunitaria”. Fino al 2022, quando la cassazione emanò la sentenza di condanna irrevocabile confermando quanto già stabilito dalla corte di assise d’appello di Reggio Calabria il 6 ottobre 2021: in uno dei passaggi delle motivazioni della sentenza, aveva dichiarato che “intorno al 2004, Salvatore Rugolo (cognato del boss Giuseppe Gullottindr), che al pari di (Francesco) Cambria e Cattafi, intrattenevano, per conto della cosca, i rapporti con le Istituzioni deviate, gli aveva riferito che era stato proprio Cattafi, su incarico di un generale dei carabinieri, a condurre il medico presso il luogo, in cui era rifugiato Bernardo Provenzano, bisognoso di cure urgenti. Proprio per evitare che si potesse disvelare il rifugio di Provenzano, Manca è stato ucciso dai servizi segreti deviati”. Inoltre a D’Amico, “dopo il 2006, al tempo in cui era ristretto a Milano Opera, Antonino Rotolo (rilevante affiliato all’articolazione palermitana di Cosa nostra, ndr) ha confermato che Provenzano era stato curato in Francia da Manca che poi era stato ucciso dai servizi segreti”. Tornando alle indagini sull’omicidio di Attilio il legale ha ricordato che “siamo in attesa degli sviluppi procedimentali, ma naturalmente non è questa la sede per fare una trattazione processuale della vicenda”. Durante la conferenza la madre di Attilio, Angela, ha voluto lanciare un appello rivolto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Presidente Mattarella, lei è vittima di mafia, perché non mette una buona parola per la ricerca della verità su mio figlio? Ma anche alla Presidente Meloni: lei è madre, lei dice che la famiglia è la parte più importante della sua vita. Ecco, io avevo una famiglia felice, avevo due figli meravigliosi, uno ancora qua con me, però l'hanno privato proprio nel momento in cui poteva raggiungere i traguardi più grandi, perché un ragazzo che ha 32 anni per primo in Italia a fare un intervento alla prostata per via laparoscopica doveva essere una medaglia per l'Italia. E invece l'Italia l'ha dimenticato, l'ha infangato e l'ha scordato. Io mi batterò, io ormai ho 80 anni, però spero prima di morire di avere verità e giustizia".


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La madre di Attilio Manca, Angela Gentile, e Barbara Floridia


La guerra contro chi ha combattuto la mafia

"Il diritto alla verità di Angela Manca, di Gianluca Manca, non è un diritto privato come fosse un diritto di proprietà di cui regolare i confini, di cui chiedere tutela. È una questione che riguarda la nazione e l'interesse di un'intera comunità, e non è ammissibile che in Italia certe questioni, come accade in questi giorni, in queste ore, anche davanti a certi sprechi della commissione antimafia, debbano essere i familiari delle vittime a sostenere la dignità di un Paese. Le istituzioni dovrebbero essere in prima fila al loro fianco" ha detto il legale ricordando che "la signora Manca è stata fra i firmatari, insieme a Salvatore Borsellino, ai familiari di Nino Agostino, a Stefano Mormile, a Paola Caccia, a Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione dei Familiari delle Vittime di Bologna, al presidente dell'Associazione dei Familiari delle Vittime della strage di Piazza della Loggia, al presidente dell'Associazione dei Familiari delle Vittime di Piazza Fontana, eccetera, eccetera, eccetera, per riprendere Gaber, di un appello contro l’abominio che sta accadendo con il ribaltamento dei valori per cui oggi, anziché battersi tutti insieme per la ricerca di verità e giustizia, si fa l'anti-antimafia, cioè la guerra a chi ha combattuto e combatte la mafia. Questa è una cosa che non può essere tollerata e non c’è soluzione, può venire qualunque forza di governo, qualunque maggioranza, qualunque potentato: non passerà, e dico non passeranno in questo senso. La signora Manca appartiene a quella genia di persone che purtroppo hanno illustrato in questi decenni la nazione".


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Fabio Repici


Depistaggi di Stato

La voce di Angela riverbera di emozioni mentre scandisce le parole più dure: “Ho dovuto assistere a depistaggi vergognosi, depistaggi di Stato”: “L’ultima telefonata di mio figlio è stata il giorno che l’hanno ucciso tra l'11 e il 12 febbraio 2004 e la mattina mi ha telefonato alle 9 con una telefonata che è sparita dai tabulati. E ci sono 24 ore di vuoto. Che cosa ha fatto mio figlio in quelle 24 ore? Perché è sparito? Perché dai tabulari si vedeva dov'era mio figlio?”; e poi “perché a noi è stato detto che mio figlio era morto per aneurisma cerebrale? Sapete quando ho saputo io che mio figlio era morto per overdose? Il giorno del funerale. Perché il professor Rizzotto e Ugo Manca ci hanno impedito di vedere il cadavere di mio figlio. Poi ho visto le foto di mio figlio. Mio figlio aveva il volto e il setto nasale completamente deviato e il volto era una maschera di sangue. Quindi loro non ce l'avevano fatto vedere”; e perché “Gava, l'ispettore della polizia, ha detto una bugia? Ha detto che mio figlio il giorno dell'intervento di Provenzano era presente in ospedale, invece mio figlio era assente dall'ospedale”; e poi ancora: “Mi ricordo che noi, quando è stata condannata Monica Mileti per cessione di droga, quel giorno, con mio figlio Luca, eravamo contenti. Finalmente noi ci possiamo difendere in un processo. Sapete cos'è avvenuto? Che noi siamo stati estromessi dal processo perché il fatto della morte di Attilio non aveva causato danno. Io in questi anni ho subito mille delusioni” e, soprattutto, “atti intimidatori”.


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Stefania Ascari


Suicidi inspiegabili

La deputata Stefania Ascari ha ricordato “il lavoro in Commissione Antimafia nella scorsa legislatura” in riferimento alla relazione votata all’unanimità” con la quale è stato scritto che Attilio Manca è stato un omicidio collegato alla latitanza del boss corleonese. Ma a questo fatto orbita attorno un lungo elenco di suicidi mai risolti. “Francesco Pastoia, il boss che poi si è suicidato nel carcere di Modena e che in un'intercettazione ambientale parlava di un medico che aveva visitato Provenzano nel suo rifugio e si poteva arrivare alla verità partendo da questo elemento. Però nessuno, alla luce di questa dichiarazione, c'è da dire, si è mai interessato. La cosa strana riguardante questo soggetto è che la sua tomba è stata successivamente aperta ed è stato bruciato addirittura il cadavere, quindi è un fatto estremamente strano che riguarda questo soggetto. Poi abbiamo sentito Carmelo D'Amico, abbiamo ripreso le dichiarazioni di Giuseppe Setola, Giuseppe Campo, Stefano Lo Verso, Antonino Lo Giudice, ai quali poi si è aggiunto il pentito milazzese Biagio Grasso. E in tutti questi casi, questi collaboratori di giustizia hanno parlato di omicidio. Ci tengo anche a dire - ha continuato Ascari - che nel caso del dottore Attilio Manca ci sono stati morti collaterali assolutamente sospette e comunque non chiare, e soprattutto verso quelle persone che hanno parlato del dottore e del suo coinvolgimento ovviamente nel caso della latitanza. Parliamo per esempio, oltre al pentito Francesco Pastoia, di Salvatore Rugolo che ha confidato a Carmelo D'Amico le sue confidenze sul dottore e che è morto in un incidente stradale stranissimo con accanto un ragazzo di 20 anni che è rimasto illeso. Pensiamo per esempio a Sergio Rappazzo (morto nel 2005) e Angelo Miano che entrano nell'inchiesta per quanto riguarda le intercettazioni vicino al convento in cui si presume fosse stato tenuto Provenzano, e anche in questo caso muoiono in una modalità stranissima e anche loro fanno riferimento al dottore. Penso a Michelangelo Alfano, uomo d'onore della famiglia di Bagheria, che anche in questo caso si era occupato della latitanza di Provenzano e si è suicidato. Quindi una serie di morti collaterali che ovviamente dovrebbero essere approfondite” ha concluso la deputata.

Tratto da: antimafiaduemila.com

Foto © Imagoeconomica

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