di Lorenzo Baldo
A pochi giorni dal 15° anniversario parla il tossicologo bolognese: “Tanti dubbi su quell’overdose”
Cosa c’è dietro la morte di Attilio Manca? A ridosso del 15° anniversario del ritrovamento del suo cadavere lo abbiamo chiesto al dottor Salvatore Giancane, medico tossicologo, coordinatore del Ser.T di Bologna, nonché professore a contratto della Scuola di specializzazione in psichiatria. Giancane ha una vastissima esperienza nella cura e nell’assistenza ai tossicodipendenti da eroina, iniziata come medico penitenziario e proseguita nei servizi pubblici e sulla strada. Tra l’altro ha progettato e coordinato per quasi 20 anni il primo Programma con Metadone “a bassa soglia d'accesso” italiano, utilizzando un ambulatorio mobile. E’ anche l’autore dei libri “Eroina. La malattia da oppioidi nell'era digitale” e “Piacere chimico. Dalla coca degli Inca al ChemSex”. Nel 2018 Giancane ha realizzato una relazione tecnica sul caso Manca che è stata depositata nel ricorso contro l’archiviazione proposta dalla Procura di Roma. Per il tossicologo bolognese c’è un dato oggettivo: “la verità giudiziaria non è riuscita a fornire una ricostruzione convincente del decesso di Attilio Manca”, e quindi la riesumazione della salma “potrebbe fornire alcuni tasselli mancanti”. Una riesumazione che nessun magistrato ha (ancora) chiesto di fare.
Dott. Giancane, nel mese di giugno del 2018 è stata depositata al Gip di Roma, Elvira Tamburelli, che doveva decidere se archiviare o meno il caso Manca, la sua relazione tecnica a riguardo. Nel documento lei aveva spiegato punto per punto le ragioni per le quali l'ipotesi del suicidio a base di droga presentava troppe falle. Come è noto il Gip ha invece optato per l'archiviazione. A distanza di oltre 6 mesi come analizza i punti rigettati dal giudice e da dove si può ripartire per continuare a indagare?
I punti rigettati (che tutt’altro sono tranne che “fantasiosi”, come sono stati definiti) restano ancora non risolti e la verità giudiziaria, per quanto mi riguarda, non è riuscita a fornire una ricostruzione convincente del decesso di Attilio Manca. Non è riuscita a spiegare, ad esempio, come mai nell’abitazione non vi fosse alcuna traccia della preparazione di due siringhe di eroina da iniettare: né residui di sostanza, né fiale rotte, né cucchiaino, né laccio emostatico; solo siringhe. Come mai? Non ha fornito una spiegazione logica sul perché Attilio Manca si sarebbe bucato non una sola volta, ma addirittura due (comportamento mai osservato in un eroinomane) e lo avesse fatto nel braccio sinistro utilizzando la mano destra benché fosse mancino. Uno di questi buchi, poi, sarebbe nella regione del polso, che un medico eviterebbe accuratamente per il rischio di pungere l’arteria, con gravi conseguenze: qualcuno ha ipotizzato che l’abbia fatto per occultare il buco con il cinturino dell’orologio e su quest’ipotesi, mi consenta, posso solo stendere un velo pietoso. Non ha spiegato perché non vi fosse alcuna traccia di pregresse assunzioni di eroina per via endovenosa sul corpo di Attilio Manca: nessun segno di venopuntura pregressa, nessuna “pista” (sclerosi venosa da iniezioni ripetute). Nessuno ha spiegato come mai si sia ritenuto che la provenienza del sanguinamento dal naso fossero i polmoni, quando l’autopsia non ha accertato presenza di sangue rosso vivo a livello della trachea e dei bronchi, che sono le vie obbligatorie perché un sanguinamento polmonare raggiunga le fosse nasali. I dubbi non si fermano qui, si potrebbe continuare, ma questi punti mi paiono già più che sufficienti. Soprattutto, però, non è stata ricostruita una dinamica convincente di quanto sia effettivamente avvenuto quella sera. Quanto alla riesumazione, questa potrebbe fornire alcuni tasselli mancanti. Sono stati condotti esami tossicologici su mummie vecchie di migliaia di anni e probabilmente se ciò venisse fatto anche sui capelli di Attilio Manca oggi potremmo dire con maggiore cognizione di causa quali fossero i suoi rapporti con le droghe. Allo stesso modo si escluderebbe una volta per tutte l’ipotesi traumatica di un sanguinamento che oggi lascia spazio a molti dubbi. Non è mia abitudine discutere le sentenze, ma il fatto che sia stata negata questa opportunità mi lascia assai perplesso.
Nella sua lunga carriera lei ha avuto modo di osservare diverse tipologie di tossicodipendenze, così come una lunga serie di morti per overdose. Che spiegazione si è dato sull’ipotesi - di fatto avallata dal Gip - che Attilio Manca fosse un consumatore occasionale, con intervalli di mesi o anni fra le assunzioni di eroina?
Un consumatore occasionale così non l’ho mai incontrato. Mi occupo di tossicodipendenza da eroina da 30 anni e ho conosciuto bene migliaia di tossicodipendenti e semplici consumatori, di tutti i tipi, anche i più insospettabili, ma una saltuarietà di questo tipo con l’eroina non l’ho mai vista. Non si va avanti così per anni con l’eroina, proprio no… ci può essere un periodo variabile di assunzione saltuaria ed incostante, ma bastano pochi giorni di assunzione continuativa e sviluppi la tolleranza o sei fisicamente dipendente, come si diceva una volta. Se proprio vogliamo dare credito a questa ipotesi, dovremmo pensare ad Attilio Manca come ad un ricaduto, ovvero ad una persona che in passato aveva avuto un problema, aveva sospeso per un lungo periodo e c’era appena ricascato. Questa è una dinamica meno fantasiosa e di comune riscontro. Può accadere che una persona ricada anche dopo anni e che, siccome non ha più una tolleranza, faccia facilmente un’overdose. Allora nella vita di Attilio Manca dovremmo cercare un passato periodo problematico, successivamente risolto, ma qualcuno ne saprebbe comunque qualcosa e comunque la sua carriera ne avrebbe risentito. Non si comprende, inoltre, per quale motivo una persona che ricade dopo anni (perché così sarebbe, visto anche che non c’erano altri buchi recenti nè segni passati) e che pertanto è molto sensibile all’eroina se la inietti due volte nel giro di poco tempo.
In uno dei passaggi salienti della sua relazione lei scrive testualmente: “Vi sono importanti elementi che inducono il fondato sospetto che la somministrazione di eroina che ha causato l’overdose sia stata effettuata da altri”. Perchè secondo lei negli omicidi mascherati da suicidi l'utilizzo dell'eroina è tra i metodi preferiti per depistare le indagini?
Questo è un classico e purtroppo funziona. Le indagini per overdose sono molto diverse da quelle per omicidio. Quando lei legge sulla stampa una notizia di overdose, lei troverà sempre e soltanto che le indagini che sono state attivate sono quelle per identificare chi ha ceduto la dose letale, mentre l’attenzione alla scena ed alle circostanze passa in secondo piano. E’ routine, insomma. In questa fase i consulenti sono i tossicologi forensi, che sono bravissimi nel loro lavoro di laboratorio, ma che però (e lo dico anche qui senza polemica, ma come dato di fatto) hanno visto pochi tossicodipendenti nella loro vita ed in genere per pochi minuti. I clinici non vengono mai interpellati. Ecco, i criminali tutto ciò lo sanno e sono consapevoli che se un omicidio viene mascherato da overdose loro avranno un enorme vantaggio. Così come, ad esempio, lo sanno gli stupratori che somministrano alle vittime farmaci che provocano amnesia temporanea dell’accaduto: il tempo necessario alla vittima per ricostruire l’evento fornisce un enorme vantaggio, spesso decisivo.
Alla luce della sua pluriennale esperienza cosa ritiene si sarebbe dovuto fare dopo che le lacune dell'autopsia effettuata sul corpo di Attilio Manca sono emerse agli atti?
Le lacune sono il frutto del fatto che l’indagine sia partita come un’indagine per overdose ed effettivamente, se di overdose si è trattato, ciò che è stato fatto era più che sufficiente. Nessuno ha considerato all’inizio l’ipotesi omicidio, mi pare, e se di omicidio invece si è trattato, la strategia degli assassini si è dimostrata vincente. Appurato ciò risulta ancora più incomprensibile il rifiuto alla riesumazione del cadavere, in quanto costituisce un’opportunità di sopperire con riscontri solidi ed oggettivi a quanto è stato fatto superficialmente.
Al di là dell'aspetto medico-scientifico di cui si è occupato nella sua relazione, che idea si è fatto sul caso Manca?
Guardi, sono sincero. Io non ho un’idea netta: sono un uomo di scienza e, come tale, mi faccio un’idea sempre e soltanto quando ho elementi oggettivi a disposizione. Ecco, il problema per me è questo: in questa triste vicenda non vi è un solo elemento oggettivo che deponga in modo incontrovertibile per un’overdose accidentale. All’opposto, vi è una moltitudine di dettagli contraddittori che porta a dubitare fortemente di questa ipotesi. In altri termini, io non penso che, stando alle evidenze, Attilio Manca sia stato sicuramente ucciso da qualcuno, viceversa dico che l’overdose ed il profilo di Attilio Manca, così come sono stati ricostruiti, non mi convincono e mi lasciano solo una miriade di dubbi. L’ultima cosa che rimane da fare per tentare di scioglierli è riesumare il cadavere di Attilio Manca, non fosse altro che per fornire uno straccio di spiegazione convincente a due anziani genitori.
Tratto da: antimafiaduemila.com
Foto di Attilio © Famiglia Manca
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