Tra pochi giorni il 20° anniversario di un omicidio di mafia e Stato
di Lorenzo Baldo
“C'è un giorno che ci siamo perduti, come smarrire un anello in un prato. E c'era tutto un programma futuro che non abbiamo avverato. È tempo che sfugge, niente paura, che prima o poi ci riprende. Perché c'è tempo, c'è tempo, c'è tempo, c'è tempo… per questo mare infinito di gente”.
E’ il 7 febbraio del 2003, Ivano Fossati pubblica il suo diciassettesimo album dal titolo “Lampo viaggiatore”. Al suo interno è racchiusa una canzone che è una perla della musica italiana: “C’è tempo”. Quello è l’ultimo anno di vita di Attilio Manca. Che muore a soli 34 anni nella notte tra l’11 e il 12 febbraio 2004. Ed è come se Fossati l’avesse scritta per il giovane urologo di Barcellona Pozzo di Gotto, per quel suo tempo finito troppo in fretta. Nel 2014 Fiorella Mannoia interpreta quella splendida canzone riuscendo ad impreziosirla ulteriormente con il suo inconfondibile stile.
Una storia infinita
In questi 20 anni, sul fronte della ricerca della verità per Attilio Manca, è accaduto di tutto. A tratti è sembrato di essere sul punto di riuscire a rendere giustizia alla sua memoria attraverso esplosive dichiarazioni di pentiti. Nel frattempo però si sono succedute vergognose richieste di archiviazione, e altrettante vergognose archiviazioni. E poi ancora un processo-farsa a Viterbo con tanto di clamorosa estromissione della famiglia Manca come Parte civile e la successiva condanna di Monica Mileti, unica imputata lasciata col cerino in mano.
Condanna che però è stata annullata a Roma in appello alla luce di “indizi fragili e equivoci senza elementi concreti”. Una clamorosa assoluzione – divenuta ormai definitiva in quanto la Procura generale di Roma non ha presentato ricorso in Cassazione – che ha riaperto tutti gli interrogativi mai chiariti dalla procura di Viterbo. Che, secondo quanto riferito dall’avvocato della Mileti, sarebbe arrivata al punto di chiedere al legale di far confessare la sua cliente visto che il reato si sarebbe “prescritto a breve”. Una vera e propria oscenità giudiziaria, che in altri paesi avrebbe come minimo fatto scattare un’indagine per fare luce su simili condotte.
Attilio insieme ai genitori, Gino e Angelina
Una parola da non dire
In un paese corrotto e omertoso come il nostro, l’arma potentissima dell’oblio passa sempre più attraverso media compiacenti che, vendendosi come misere meretrici, si uniformano a mere logiche di potere. Che mal digeriscono la parola “omicidio” accostata al mistero della morte di Attilio Manca. Ma è quel termine ad emergere con forza nella relazione della Commissione antimafia dello scorso anno. Un “omicidio” che “non appare essere stato il classico assassinio mafioso, ma il frutto di una collaborazione tra la cosca mafiosa barcellonese e soggetti istituzionali estranei a Cosa Nostra”.
Stato e mafia, o forse solo due facce della stessa medaglia. Omertà, occultamento della verità, colpevole inerzia giudiziaria, e poi ancora silenzi, tanti; quelli istituzionali, ma non solo. Anche quelli di persone “amiche”, inizialmente ansiose di raccontare ciò che sanno su quell’omicidio, per poi tornare nell’ombra.
E anche se il 22 aprile 2023 è stata depositata alla Procura di Roma un’istanza di riapertura indagini sul caso Manca dall’avvocato Fabio Repici, nessuna risposta è giunta finora dal procuratore Francesco Lo Voi. Che c’è di meglio di lasciare in una sfibrante attesa dei poveri familiari che chiedono giustizia? Lasciate che aspettino, magari poi si stancano.
Un tempo che deve ancora arrivare
“Dicono che c'è un tempo per seminare, e uno che hai voglia ad aspettare…”.
Mentre ascolto le parole di Fossati, rivedo ancora davanti a me gli occhi annacquati dalla pioggia della vita di Gino, il padre di Attilio. Gino è scomparso dopo una lunga malattia lo scorso 19 agosto. Dopo aver seminato per anni la sua richiesta di giustizia e verità se ne è andato in silenzio senza averla mai vista fiorire.
“C'è un tempo negato e uno segreto, un tempo distante che è roba degli altri. Un momento che era meglio partire, e quella volta che noi due era meglio parlarci”.
Sì, Attilio, era meglio parlarci… se avessi detto a tuo padre, tua madre, o tuo fratello Luca cosa ti tormentava negli ultimi giorni della tua vita, chissà se le cose sarebbero andate diversamente. E se non l’hai fatto per proteggerli, questo fa ancora più male.
Attilio e Luca Manca
“C'è un tempo perfetto per fare silenzio, guardare il passaggio del sole d'estate, e saper raccontare ai nostri bambini quando è l'ora muta delle fate”.
Ma quel bambino che Attilio avrebbe tanto voluto assieme al suo grande amore, non è mai arrivato; probabilmente perché non era il suo tempo.
“Dio, è proprio tanto che piove, e da un anno non torno. Da mezz'ora sono qui arruffato, dentro una sala d’aspetto, di un tram che non viene…”.
Quel tram ormai non viene più, e quella sala di aspetto è vuota senza di te… un vuoto incolmabile che hai lasciato tra le mura di quella casa che ti ha visto bambino, ragazzo e poi uomo.
Ma è il vuoto lasciato nel cuore di Angelina ad essere senza rimedio: “un tempo d’aspetto”, o anche “un attimo fotografato, dipinto, segnato. E quello dopo perduto via. Senza nemmeno voler sapere come sarebbe stata la sua fotografia”.
O forse sì, quella foto meravigliosa di Attilio in mezzo al mare che sorrideva all’obiettivo. Sembrava dicesse: vieni mamma, l’acqua è bellissima! Quel momento non è mai stato scalfito dall’infierire del tempo.
Perchè “c’è un tempo bellissimo, tutto sudato, una stagione ribelle, l’istante in cui scocca l'unica freccia. Che arriva alla volta celeste e trafigge le stelle. È un giorno che tutta la gente si tende la mano, è il medesimo istante per tutti che sarà benedetto, io credo, da molto lontano”.
Sì, quel tempo sarà benedetto, ma solo quando porterà con sé la giustizia che Angelina non ha mai smesso di cercare, di gridare, fino a non poterne più.
Una madre-coraggio che si aggrappa sfinita all’ultima speranza di un tempo che verrà.
“Un tempo in cui mi vedrai accanto a te nuovamente, mano alla mano, che buffi saremo, se non ci avranno nemmeno avvisato…”.
Mano alla mano, finalmente insieme, per lasciarsi alle spalle gli anni del dolore, delle sconfitte, delle disillusioni. Anni di attacchi durissimi, che hanno minato la salute psicofisica di Gino e Angelina, costringendo quest’ultima a lasciare la propria casa.
Anni di attesa, logorante, arida, per chi non ha più lacrime; per chi non ha più nulla da perdere.
“Dicono che c'è un tempo per seminare, e uno più lungo per aspettare. Io dico che c'era un tempo sognato. Che bisognava sognare”.
Ma quel tempo di giustizia e verità non è mai stato sognato fino in fondo. C’è tutto un finale ancora da sognare, da riscrivere e da gridare dai tetti. Angelina lo sa, perché quel programma futuro che non è stato avverato è come una spina che le tormenta l’anima.
“E’ tempo che sfugge, niente paura, che prima o poi ci riprende. Perché c'è tempo, c'è tempo, c'è tempo, c'è tempo… per questo mare infinito di gente”.
Un tempo sognato, atteso, sfuggito dalle mani come sabbia.
Un tempo che deve ancora arrivare.
Fiorella Mannoia feat Ivano Fossati - C'è tempo
Tratto da: antimafiaduemila.com
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